Trebisacce-15/03/2018: Riapertura Ospedale-rinviata l’udienza
TREBISACCE Riapertura Ospedale: il Consiglio di Stato, che nella giornata odierna (15 marzo 2018) doveva prendere in esame la richiesta del Comune di Trebisacce che per il tramite dell’avv. Giuseppe Mormandi ha chiesto il “giudizio di ottemperanza” per la nomina del Commissario ad Acta, ha rinviato l’udienza di che trattasi al 3 maggio 2018 al fine di verificare, questa la motivazione, gli adempimenti posti finora in essere dall’Azienda Sanitaria Provinciale per la riapertura del “Chidichimo” in ottemperanza della Sentenza pronunziata dai giudici togati da circa 2 anni. Per la cronaca va ricordato che finora il Commissario Scura, diffidato dai giudici a presentare una dettagliata relazione in merito alle prescrizioni dei giudici di Palazzo Spada circa gli adempimenti posti in essere per la riapertura del “Chidichimo”, si è limitato solo a dichiarare di aver sottoscritto il Decreto per la riapertura di un “ospedale di zona disagiata”, senza però aver elencato le azioni conseguenti per la reale riapertura dell’Ospedale. Del rinvio dell’udienza del Consiglio di Stato al 3 maggio, ha dato notizia il sindaco di Trebisacce Franco Mundo che, ad onor del vero, si spende con tenacia e a 360 gradi per restituire alla comunità di Trebisacce e dei paesi dell’Alto Jonio il mal tolto e non si accontenta certo dell’avvenuta riapertura del Pronto Soccorso. Una riapertura, quella del Pronto Soccorso, dai più ritenuta anomala e, se vogliamo, anche rischiosa, perché collegata ad un CAPT (centro assistenza primaria territoriale) e non ad un ospedale aperto e attivo. Una riapertura che, per quanto dettata dalla buona volontà, certamente non è in grado di garantire tutte le emergenze-urgenze se, nelle more che venga riaperto l’Ospedale, non viene completata, oltre che con la presenza dei medici-anestesisti, dalla presenza dei medici-chirurghi e quindi di una sala operatoria per la chirurgia d’urgenza e, soprattutto, dei medici-cardiologi in modo da fronteggiare le emergenze cardiologiche che, come è noto, sono la prima e più frequente causa di morte e rappresentano in assoluto la stragrande maggioranza dei casi di emergenza-urgenza. Lasciare le cose come stanno al momento, significa esporre a rischio la salute dei pazienti che si rivolgono all’attuale Pronto Soccorso convinti di trovare “sempre”, oltre alla strumentazione necessaria, un’èquipe di medici al completo e invece trovano solo un medico, un anestesista (la Convenzione con loro, per una spesa giornaliera di circa 700 euro, è stata sottoscritta per il solo mese di marzo) e un infermiere professionale. Per il resto, se l’emergenza capita durante la mattinata, c’è la possibilità di fruire della consulenza del Cardiologo, ma se la stessa emergenza si verifica di sera o, peggio ancora, di notte, del Cardiologo non c’è traccia. E questo perché i Cardiologi di Trebisacce, piuttosto che essere utilizzati in loco, sono stati dirottati a Castrovillari. Insomma, nella sfortunata periferia… si spoglia un Santo per rivestirne un altro. Stessa cosa, più o meno, è capitata per la Lungodegenza, l’unica Unità Operativa Complessa presente nel presidio sanitario di Trebisacce nella quale, trasferita una unità medica dalla Lungodegenza presso il Pronto Soccorso, sono rimasti due soli medici, costretti a turni forzati per poter garantire la presenza tra le corsie di un Reparto ritenuto quanto mai utile e funzionale, che dispensa un servizio eccellente ed apprezzato a favore delle persone anziane, che sono le più esposte sul piano sanitario. Non basta insomma aver tagliato il nastro del Pronto Soccorso, peraltro in un periodo alquanto sospetto. C’è invece tanto da fare ancora per colmare le vistose e insopportabili lacune accumulatesi nel tempo. La speranza è che a provvedere siano la politica ed il suo management e non i giudici attraverso la nomina di un Commissario ad Acta che si sostituisca sia alla politica che al suo management.
Pino La Rocca