Trebisacce-16/05/2018: I percorsi di alternanza (di Pino Cozzo)
I percorsi di alternanza
di Pino Cozzo
L’attività di alternanza Scuola-Lavoro ha come finalità quella di creare e stimolare nell’alunno la cultura d’impresa e la conoscenza dei diversi ambiti lavorativi, onde realizzare un’integrazione proficua tra scuola e mondo del lavoro, in stretta relazione con le esigenze del territorio.
Tale attività, inserita nel curriculum scolastico degli alunni delle classi III, IV, V, vuole raggiungere i seguenti obiettivi:
- mettere in contatto realtà diverse
- permettere agli studenti di meglio valutare la propria preparazione rispetto alle richieste del mondo del lavoro
- favorire il processo di orientamento degli studenti
- favorire la scoperta di capacità imprenditoriali
- migliorare la capacità di lavorare in gruppo
- imparare facendo (learning by doing)
- rispondere alle esigenze del territorio nella formazione professionale
- fornire strumenti di analisi della realtà economica
- migliorare la capacità di autovalutarsi
- migliorare la ricaduta nel curricolo
Tutte le attività attuate a livello curricolare saranno volte a realizzare quegli obiettivi informativi e formativi necessari a mettere in grado lo studente di inserirsi con facilità e flessibilità sia nel mondo operativo che in quello accademico, soprattutto considerando il contesto sociale, produttivo e culturale del territorio in cui si colloca la nostra istituzione scolastica.
Dall’analisi della realtà locale, l’Istituto trarrà i dati relativi ai bisogni del territorio con lo scopo di cogliere le richieste dell’attuale mercato del lavoro.
Pur nel rispetto dei rapporti percentuali tra formazione generale e formazione finalizzata, i provvedimenti attuativi forniscono indicazioni caratterizzate da amplissime possibilità di variabili didattiche e contenutistiche. I percorsi si realizzano attraverso metodologie finalizzate a sviluppare competenze basate sulla didattica in laboratorio, l’analisi e la soluzione dei problemi, il lavoro per progetti; sono orientati alla gestione dei processi in contesti organizzati e all’uso di modelli e linguaggi specifici; sono strutturati in modo da favorire un collegamento organico con il mondo del lavoro e delle professioni, ivi compresi il volontariato ed il privato sociale . Stage tirocini e alternanza scuola lavoro sono strumenti didattici per la realizzazione del percorso di studio”. I percorsi si sviluppano attraverso “la didattica in laboratorio anche per valorizzare stili di apprendimento induttivi; l’orientamento progressivo, l’analisi e la soluzione dei problemi relativi al settore produttivo di riferimento; il lavoro cooperativo per progetti; la personalizzazione dei prodotti e dei servizi attraverso l’uso delle tecnologie e del pensiero creativo; la gestione di processi in contesti organizzativi.
Il CLIL (Content and language integrated learning) significa utilizzare mentre impari e imparare mentre utilizzi, non imparare ora per utilizzare dopo. Allo studente, l’approccio CLIL consente
- Fiducia in sé nella comunicazione, abilità e consapevolezza interculturale
- Competenze spendibili per il lavoro
- Mobilità nell’istruzione e nel lavoro
- Ambienti e tecniche d’apprendimento stimolanti ed innovativi
- Riconoscimento e validazione di competenze aggiuntive
- Una base positiva per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita
- Valorizzazione delle eccellenze
Le eventuali risorse finanziarie saranno destinate agli studenti per la valorizzazione delle eccellenze con le seguenti modalità:
- benefici e accreditamenti per l’accesso a biblioteche, musei, istituti e luoghi della cultura;
- ammissione a tirocini formativi;
- partecipazione ad iniziative formative organizzate da centri scientifici nazionali con destinazione rivolta alla qualità della formazione scolastica;
- viaggi di istruzione e visite presso centri specialistici;
- benefici di tipo economico
- altre forme di incentivo secondo intese e accordi stabiliti con soggetti pubblici e privati del territorio
- Recupero debiti formativi e sostegno agli alunni più deboli
Le competenze culturali vanno pertanto assunte come motore di innovazione dei processi di insegnamento-apprendimento prima che come criteri di misurazione e certificazione dei risultati.
L’approccio per competenze può cambiare il modo di descrivere, verificare e certificare gli apprendimenti degli allievi, solo se prima modifica il modo di insegnare. Criteri e strumenti di certificazione delle competenze, che non siano stati preceduti dall’assunzione di metodologie didattiche coerenti sono risultati inopportuni e controproducenti. Lo stesso accanimento sulla definizione/declinazione delle competenze risulta poco significativo se scollegato dal processo curricolare in cui le competenze acquisiscono senso.
Un approccio per competenze, per essere coerentemente praticabile, dovrebbe coinvolgere tutti i livelli dell’iter progettuale della scuola: dal POF all’attività del singolo docente, ovvero dalla identificazione dei fini sociali più ampi, alla pratica didattica, alla valutazione e certificazione finali. In tal senso, non si può evitare di confrontarsi con l’intero progetto culturale e didattico della scuola, incrociando in modo cruciale gli impianti culturali e metodologici delle singole discipline e dei loro rapporti.
Si potrebbe dire che una competenza coincide con un insieme di conoscenze/abilità/atteggiamenti, attivato in un determinato contesto per il raggiungimento di uno scopo. Si tratta quindi anche di una conoscenza attiva nel nostro comportamento: la competenza come “conoscenza attiva”, come “conoscenza contestualizzata” e “operativa”. In fondo, questa accezione di competenza coincide con la definizione della Raccomandazione europea: “si possono definire competenze la combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto”; in modo più articolato “la competenza è un insieme integrato di conoscenze, abilità e atteggiamenti che un soggetto, in determinati contesti, è in grado di attivare, realizzando una prestazione consapevole finalizzata al raggiungimento di uno scopo”.
Non vi è quindi contrapposizione tra competenza e conoscenza e nemmeno tra competenza e “contenuto”, semplicemente nella filosofia della scuola delle competenze i contenuti diventano “il crogiolo” in cui si formano le competenze. In questi termini, si comprende anche come sia difficile raggiungere competenze fuori da contenuti, ovvero senza utilizzare le discipline. Le discipline risultano formative proprio perché possiedono gli ingredienti per contribuire alla costruzione di alcune particolari competenze, a volte da sole e a volte con il concorso di altre discipline; le competenze acquisite attraverso le discipline devono risultare pervasive e attive, cioè non rimanere inerti: quando interagiscono in situazioni problematiche possono incrementare il loro livello “trasversale” e la loro trasferibilità.
La specificità della scuola consiste proprio nel fornire agli studenti degli strumenti culturali attivi per fare esperienza e il deposito fondamentale per la costruzione di tali strumenti sono le discipline.
Le competenze culturali legate al percorso scolastico possiedono intrinsecamente alcune dimensioni: una base “disciplinare”, una valenza “trasversale”, una valenza “pre-professionale”.
Schematicamente, si potrebbe affermare che la scuola è chiamata sostanzialmente alla costruzione delle competenze culturali (alla base della cittadinanza e delle professioni) e la formazione professionale alla costruzione delle competenze professionali. Non interessa se tra le due forme ci sia una differenza ”qualitativa”. Le competenze culturali sono “profonde”, rappresentano il consolidamento di strumenti conoscitivi e di abilità all’interno di mondi di significati culturali, con una forte valenza storica e sono caratterizzate dalla persistenza, trasversalità, trasferibilità, essendo la base al sostegno delle altre competenze. Le competenze culturali non sono raggiungibili con procedure “automatiche”; sono il frutto di un lavoro di insegnamento-apprendimento lungo e complesso che spesso coinvolge più ambiti disciplinari; sono parte perciò del tempo della scuola che è riflessione, approfondimento, esercizio, ritorno.
Non ci sono scorciatoie per costruire competenze culturali che siano profonde e persistenti.
Per sua natura, l’acquisizione di competenze culturali comprende l’utilizzo-attivazione della trasversalità posseduta e contribuisce al suo sviluppo. In ambiente scolastico, l’accrescimento delle competenze trasversali (sia cognitive che sociali) non si può pensare separato dal processo curricolare legato alle competenze culturali
Gli orientamenti integrati per le politiche dell’occupazione degli Stati europei membri riconoscono l’importanza delle competenze per l’occupazione (soprattutto per quanto concerne i gruppi vulnerabili) e per l’adattamento al cambiamento. Questo dovrebbe essere un elemento importante dei programmi nazionali di riforma degli Stati membri al momento di attuare gli orientamenti integrati;
La politica sociale ribadisce il ruolo dell’istruzione e della formazione quale via d’uscita dalla povertà e/o quale fattore chiave per la coesione sociale;
Il Patto europeo per la gioventù sollecita che si assicuri la corrispondenza delle conoscenze con i bisogni di un’economia basata sulla conoscenza e, a tal fine, si incoraggi lo sviluppo di un insieme comune di abilità di base;
Il piano d’azione Imprenditorialità riconosce il ruolo essenziale dell’istruzione; l’imprenditorialità è una delle competenze chiave.
Le otto competenze chiave sono:
- la comunicazione nella madrelingua;
- la comunicazione nelle lingue straniere;
- la competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
- la competenza digitale;
- l’imparare a imparare;
- le competenze interpersonali, interculturali e sociali e competenza civica;
- l’imprenditorialità e
- l’espressione culturale.
Le competenze sono definite come una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. A conclusione dell’istruzione e formazione iniziale, i giovani dovrebbero aver sviluppato le competenze chiave a un livello tale che li prepari per la vita adulta ed esse dovrebbero essere sviluppate ulteriormente, mantenute e aggiornate nel contesto dell’apprendimento permanente.