Trebisacce-18/05/2018: Tutelare e rilanciare il Biondo tardivo
TREBISACCE Biondo tardivo di Trebisacce: un’arancia di grande pregio organolettico che rischia di scomparire e che va invece rivalutata e rilanciata come marcatore identitario attraverso nuove forme di tutela e di commercializzazione. E’ l’accorata denuncia lanciata da Giuseppe Gargiullo operatore commerciale ed erede naturale di una famiglia che da anni si occupa di mediazione commerciale del “biondo” di Trebisacce, un prodotto d’eccellenza, detto “tardivo” perché va a maturazione quando la concorrenza è già terminata, che però, nonostante le tante buone intenzioni, rischia di scomparire anche a causa della enorme parcellizzazione delle proprietà. A lanciare l’ennesimo appello ed a dirsi pronto a promuovere iniziative di tutela e di rilancio del prodotto è appunto Giuseppe Gargiullo che quest’anno si è detto «tentato di lasciare la mediazione del “biondo” di trebisacce, soprattutto perché non è cambiato niente, o quasi niente, rispetto agli ultimi anni, ma – ha scritto ancora Giuseppe Gargiullo – vedendo di nuovo i “vignaruli” in difficoltà nel commercializzare il prodotto, ho deciso di non abbandonarli e soprattutto perché sono riuscito ad ottenere, da parte loro, un impegno morale e fattivo per la costituzione di un Consorzio di Filiera denominato “Biondo tardivo città di Trebisacce) che, oltre ad occuparsi della commercializzazione del prodotto, possa tutelarne la specie». Ad affiancare il Consorzio, secondo Gargiullo, è indispensabile la nascita di una Cooperativa di Servizi in grado di dare lavoro costante attraverso la manutenzione e la coltivazione mirata dei giardini stessi, molti dei quali risultano abbandonati e comunque non assistiti nella maniera dovuta. «Grazie al contributo dei social e ad una adeguata politica di marketing, il Biondo, – ha scritto Gargiullo in riferimento ai tanti usi che si fanno oggi del “biondo” nella ristorazione, nella pasticceria, nelle confetture e, da ultimo, anche nel gelato – ha tutte le potenzialità per diventare un prodotto “naif” nel campo della gastronomia della quale, seppur con quantità piccole di produzione, si possono soddisfare le richieste. Non siamo paragonabili, per estensione e produzione ai paesi limitrofi come Corigliano e la stessa Rocca Imperiale (per il limone) ma, considerata la qualità del “biondo”, anche come prodotto di nicchia possiamo dire la nostra!». Detto questo il giovane imprenditore Giuseppe Gargiullo ha esortato l’amministrazione comunale, nelle persone del sindaco Avv. Franco Mundo e del Delegato all’Agricoltura dott.ssa Antonella Acinapura, ad emettere un’Ordinanza che vieti la diversificazione delle colture negli aranceti e allo stesso tempo di elaborare, attraverso l’Ufficio Tecnico del Comune un Piano particolareggiato che impedisca la cementificazione dei giardini stessi e dia comunque “stabilità” agli edifici esistenti. «Bando dunque alle chiacchiere: – ha concluso Giuseppe Gargiullo dicendosi pronto a registrare e ad utilizzare il marchio in modo altrettanto naif – è il momento dell’azione e di redigere un Piano Particolareggiato da attuare nell’area verde dei giardini attraverso il quale si può rilanciare quel folle progetto di “albergo diffuso” che a mio avviso tanto folle non è, mentre, da parte del sottoscritto, ribadisco che è l’ultima opportunità che abbiamo di dar vita a qualcosa di serio e di fattibile per salvare il nostro prodotto tipico».
Pino La Rocca