Roseto Capo Spulico-18/08/2018:    COSTRUIRE PONTI

                                                       

   COSTRUIRE PONTI

La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore, mentre con l’amore conoscerete molto” (Dostoevski).

Roseto Capo Spulico, la città delle rose e delle ciliegie, ancora una volta è stato teatro di un importantissimo evento, che ha coinvolto un gran numero di persone, sensibili verso un tema a tutti molto caro, che è quello delle “diversità”.

Grazie alla lungimiranza dell’Avvocato Rosanna Mazzia, Sindaco di Roseto Capo Spulico, si è tenuto un bellissimo incontro dal titolo: “ Abbattiamo i muri dell’in….differenza. Costruiamo ponti tra le diversità” e nella occasione sono stati presentati due splendidi Progetti, denominati “ Il mare senza barriere” e “ I figli delle rose”.

La serata inizia con l’intervento della Dottoressa Mazzia che, come sempre, mettendo l’anima in ogni sua parola, sottolinea la notevole valenza etica e sociale dei due progetti che, nonostante le oggettive difficoltà derivanti dai pochi fondi a disposizione di un piccolo comune come quello di Roseto, sono riusciti ad offrire quel quid in più che qualificano un luogo come veramente all’avanguardia.

Il progetto “Il mare senza barriere”, prosegue il Sindaco, è stato tenacemente voluto  dall’Amministrazione Comunale, che si è avvalsa della collaborazione della Società Nazionale Salvamento , l’Associazione Orizzonti Rosetani e la Roseto Capo Spulico – Virtual Community.

Grazie a questa sinergia di intenti si consente di potere usufruire della spiaggia anche a persone che, purtroppo, vivono una condizione di disabilità motoria che impedirebbe loro di godere di attimi di serenità da trascorrere al mare.

Tutto ciò dimostra un grande senso di civiltà e di sensibilità nei confronti di amici meno fortunati e costituisce monito per gli amministratori di altre realtà acchè si preoccupino di seguire l’esempio di Roseto.

Rosanna Mazzia, il cui intervento era velato anche da un evidente stato di emozione e commozione, quando ha ricordato i trascorsi dei suoi genitori ed i sacrifici sostenuti per far sì che Roseto divenisse la ricercata meta turistica che è oggi, ha insistito sulla necessità di crescere anche attraverso iniziative del genere, che esaltano una comunità dal punto di vista etico e civico.

L’intervento di Lucia Musumeci, Delegata alle Politiche Sociali del Comune di Roseto, ha ricalcato quello del Sindaco, ricordando l’impegno dell’intera Amministrazione, al fine di creare un mix di competenze per realizzare progetti utili alla intera collettività.

Subito dopo ha preso la parola il Dottor Guido Valenzano, giovane e valente pedagogista, da sempre impegnato nel settore delle disabilità, il quale ha iniziato il suo intervento ricordando il famoso discorso di Martin Luther King, che nell’agosto del 1963, al termine della marcia di protesta per i diritti civili, disse: “I have a dream “ ( Io ho un sogno), Ebbene, il sogno del dottor Valenzano è diventato realtà, in quanto ha trovato terreno fertile per poter piantare il seme della speranza, quel seme che permetterà a tanti bambini con abilità diverse, di non sentirsi defraudati del loro diritto ad essere considerati come tutti gli altri, ma a sentirsi pienamente integrati a livello scolastico, sportivo, sociale.

Ed ecco che nasce il progetto “ I figli delle rose”, nel contesto di un lavoro molto più ampio, in un progetto di lavoro intragenerazionale, che si propone la coesione sociale attraverso laboratori di lavoro, grazie ai quali ognuno può sentirsi unico e, nello stesso tempo, “prossimo” insieme agli altri.

I lavori proseguono con l’intervento del Dottor Nicola De Rasis, psichiatra, che ha dettagliatamente sviluppato un tema molto delicato, che è quello delle diversità da un punto di vista medico, sottolineando come sia fondamentale una integrazione capillare di tutti quei soggetti che, altrimenti, vivrebbero in una pericolosa situazione di isolamento, che non farebbe altro che aggravare il proprio stato psicofisico.

Questa meravigliosa serata è stata conclusa dall’intervento di S.E. Monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano Jonio che, con il suo solito carisma, ha catturato l’attenzione dei numerosi presenti, iniziando con un pensiero per le vittime del crollo del ponte di Genova, chiedendo pene severe per i responsabili di quanto accaduto.

Monsignor Savino ha posto l’accento sul concetto di amore e ha fatto una domanda precisa:” Cosa siamo disposti a fare per Dio?” “Come vogliamo realmente vivere?”. Ha proseguito : “Si parla tanto di amore, ma cosa è l’amore? Il Vescovo ha detto che l’ amore di Dio discende sui credenti, generando in loro una dinamica relazionale: ogni credente fa esperienza passiva, gratuita, dell’amore di Dio su di sè e, perciò, è costituito soggetto di amore. La circolarità dell’amore è espressa molto bene dalle parole di Gesù del Vangelo di oggi: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”.

Questo amore, di cui ognuno ha bisogno per vivere in pienezza, dà senso alla nostra esistenza.

I discepoli di Gesù hanno fatto esperienza di questo amore “fino alla fine”, cioè fino al dono totale della Sua vita. L’amore di Gesù si nutriva dell’amore del Padre di cui quotidianamente faceva esperienza. Anche ogni cristiano è inserito in questa corrente di amore e la Chiesa, la comunità dei credenti, non è costituita sociologicamente o psicologicamente da un programma ideologico o da sentimenti umani, ma dall’agape, manifestazione dell’amore di Dio. L’amore di Dio genera la Chiesa che è soggetto di Carità.

Non siamo pienamente consapevoli di essere immersi in un “oceano” di amore che è da Dio, unilaterale, asimmetrico, incondizionato, sempre”.

Ebbene, ognuno di noi deve capire che il male della nostra società è l’egocentrismo, è l’essere presi troppo da noi stessi, dalla nostra vanagloria, dall’essere troppo poco “prossimi” ed esageratamente “noi stessi”, con la conseguenza di individuare due soggetti predominanti: Narciso, sempre e soltanto preoccupato di bearsi da solo e Pilato, che si lava le mani in qualunque occasione. Entrambi costituiscono il male sociale, civico, umano, etico.

Ci è piaciuto moltissimo un pensiero di Monsignor Savino, quando dice: “Io non amo molto il terminediversamente abile”, in quanto tutti noi abbiamo un qualcosa che ci renderebbe inabile nelle azioni quotidiane, per cui è importante piuttosto “guardare” con occhio normale anche chi vive una situazione difficile, in quanto in relazione a come si osserva il prossimo lo si vede in un modo oppure in un altro.

Al termine ha salutato i numerosi turisti di Bitonto, suoi ex parrocchiani, presenti a Roseto per trascorrere le loro vacanze estive.

Cosa dire di questo bellissimo momento di condivisione? Pensiamo che nel momento in cui un amministratore pubblico ha questa sensibilità, che gli permette di approcciarsi ad iniziative simili, vuol dire che ci si avvicina alle istituzioni in modo più sereno e fiducioso, proprio perché si ravvede in ciò il desiderio di stare vicino a tutti, soprattutto alle fasce più deboli e questo è sinonimo di grandissima civiltà.

Un plauso a tutti, auspicando che iniziative come questa possano essere riproposte con continuità.

E’ tempo che i genitori insegnino presto ai giovani che nella diversità c’è bellezza e c’è forza”(Maya Angelou)

Semper ad maiora!

RAFFAELE BURGO