Trebisacce-29/11/2018: L’impegno di educare
L’impegno di educare
E’ una professione delicata quella dell’educatore che noi ci raffiguriamo, spesso, nella figura di un docente a cui è affidato il compito di istruire e di educare il discente guidandolo verso la consapevolezza di dover effettuare, raggiunto un certo livello di maturità, delle scelte consapevoli per il proprio futuro professionale e sociale. Un docente si trova spesso dinanzi a un gruppo classe eterogeneo con il quale deve rapportarsi e interagire raggiungendo gli obiettivi e le finalità educative e formative. La scuola deve essere inclusiva e lo “straniero” deve considerarsi un valore aggiunto e spesso lo è. L’apprendimento quotidiano, la crescita culturale è vissuta anche come forma di “riscatto sociale” e “gli stranieri” vogliono confrontarsi e misurarsi. L’educatore quando si accorge che un allievo si assenta spesso capisce subito che lo stesso vive un disagio e occorre mettere in atto una strategia di recupero personalizzata per cercare di lenire o risolvere la causa del disagio. Solitamente sono crisi che attengono alla crescita dello studente, ma che se ben aiutato, ritrova un sé stesso nuovo e riprende il proprio cammino. Occorre che il docente abbia autorevolezza, ma anche tolleranza e condivisione. Un mix che se ben attuato porta a risultati positivi. Alla scuola, alle famiglie, alle istituzioni è indirizzato il complesso compito di educare. Sono sempre di più i progetti di educazione alimentare, di educazione ai media, di educazione finanziaria. Crescono anche le iniziative di alternanza scuola-lavoro che favoriscono l’apprendimento attivo e i progetti di orientamento per aiutare i giovani a conoscere il mondo del lavoro o a scegliere il percorso universitario in base alle reali prospettive occupazionali. A me è capitato, da ex docente, di vivere qualche miracolo educativo. Ragazzi che al primo anno sembravano dei bulli, man mano con la pazienza dei docenti del Consiglio di Classe, sono cresciuti mostrando delle abilità e competenze specifiche che sono state di aiuto e di riferimento per l’intero gruppo classe, nell’interesse generale della scuola. Ho incontrato genitori che volevano buttare la spugna e che hanno riconquistato la serenità e l’armonia grazie al mix di esperienza usata. Lo scoraggiamento nei docenti e nei genitori esiste, ma non bisogna abbandonare il ruolo di educatore perché il risultato positivo arriva e questo ripaga e gratifica di tutti quei momenti tristi e il futuro di un giovane, ben inserito nella società, riempie di gioia l’intera vita dell’educatore.
Franco Lofrano