Trebisacce-16/07/2019: FANTOZZI, STRAORDINARIO E SEMPRE ATTUALE (di Francesco Cozzo)
FANTOZZI, STRAORDINARIO E SEMPRE ATTUALE (di Francesco Cozzo)
La definizione di artista viene spesso utilizzata a sproposito. Soltanto gli autentici fuoriclasse, invece, sono degni di un appellativo così prestigioso: uno di questi è Paolo Villaggio, che è morto poco più di due anni fa, ma ci ha lasciato un’eredità ricca di contenuti significativi, in grado di sopravvivere nel tempo.
Nato a Genova nel 1932, Villaggio si è dedicato al teatro, al giornalismo, alla radio e alla televisione, ha curato i testi di due canzoni di Fabrizio De André e ha vestito i panni del doppiatore, è stato uno scrittore, un regista, uno sceneggiatore e un interprete di spot pubblicitari. Nell’immaginario collettivo, però, rimarrà indimenticabile soprattutto per aver dato vita al mitico ragionier Ugo Fantozzi, le cui vicende aveva cominciato a narrare nel 1968, all’interno della trasmissione “Quelli della domenica” e in alcuni racconti pubblicati sulla rivista “L’Europeo”, successivamente confluiti in libri di grande successo e trasposti in pellicole altrettanto famose.
Villaggio ha impersonato anche il professor Kranz e Giandomenico Fracchia, ma Fantozzi è di una categoria superiore. Numerose scene sono esilaranti: il match di tennis contro Filini nella nebbia e la partita di calcio tra scapoli e ammogliati – rovinata da una pioggia torrenziale, scaricata dall’immancabile nuvola che perseguita gli impiegati nei loro momenti liberi – meritano una citazione, così come le polpette mangiate di nascosto, i novantadue minuti di applausi per la sfuriata sulla “Corazzata Kotiomkin”, la sveglia ritardata il più possibile e il pullman preso al volo, con conseguente rovinosa caduta di tutti i passeggeri. Congiuntivi sbagliati e assurde situazioni familiari fanno da sfondo a ogni vicenda, contribuendo a strappare risate.
Al di là dell’aspetto comico, comunque, c’è spazio per una non trascurabile riflessione sociologica. Tra i dieci film dedicati a Fantozzi, quello che appare tuttora di maggiore attualità è il sesto, durante il quale il celebre ragioniere va in pensione ed è finalmente libero dalle angherie subite per decenni, ma si annoia sin dalle prime ore del mattino e decide di farsi assumere di nuovo dall’azienda in cui lavorava in precedenza, ribadendo la propria attitudine al più bieco servilismo.
Nel nostro Paese, caratterizzato da una quasi totale assenza di ricambio generazionale, non è difficile immaginare che tanta gente – dopo aver atteso l’ultimo momento utile per essere posta in quiescenza – sarebbe disposta a dare qualsiasi cosa, pur di tornare dietro una scrivania e di non trascorrere intere giornate in un completo grigiore, causato da una vergognosa incapacità di coltivare un hobby o di trovare una qualsiasi attività alternativa da svolgere.
La realtà supera la fantasia: nel creare il personaggio di Fantozzi, del resto, Villaggio si è ispirato a un uomo davvero esistito, che lavorava con lui all’Italsider e aveva l’ufficio in un sottoscala. Un grande artista ha saputo cogliere sfumature importanti e consegnarci un personaggio straordinario, per il quale non smetteremo mai di ringraziarlo.
Francesco Cozzo