Trebisacce-05/09/2019: Per D’Andrea il campo da tennis è un esempio di sciatteria
TREBISACCE Il nuovo campo da tennis, realizzato di recente dall’amministrazione comunale in carica in adiacenza al vecchio campo sportivo “A. Lutri”, a distanza di pochi mesi versa già in condizioni di degrado e di abbandono a causa dei soliti vandali ma anche per responsabilità di chi lo ha avuto in gestione e cioè il Tennis Club Trebisacce. La pensa così Federico Maurizio D’Andrea, ex Colonnello della Guardia di Finanza e oggi manager di livello nazionale che, pur vivendo a Milano per motivi professionali, non manca di frequentare quello che lui definisce il suo “paesello” dove, tra gli altri, incrocia gli amici sul campo da tennis. Di ritorno dalle ultime vacanze, Federico D’Andrea ha scritto una lettera al presidente e al direttivo del Tennis Club, oltre che per salutarli, anche per sottolineare le disastrate condizioni in cui è stato ridotto l’impianto in pochi mesi. «Trebisacce, dopo tantissimo tempo, – ha scritto il dr. D’Andrea – ha finalmente un campo da tennis e, di questo, si deve essere grati all’amministrazione comunale che, aderendo alle richieste da tempo portate avanti (anche da me), seppur con tempi non proprio manageriali, ha messo a disposizione degli amanti del tennis un campo molto, molto decoroso. Il nuovo impianto – ha osservato D’Andrea – tuttavia è esattamente lo specchio di Trebisacce, più in generale della Calabria e, forse, dell’intero Sud (in tutti e tre i luoghi geografici, ovviamente, non mancano eccellenze!): abbiamo un bel campo, praticamente sul mare, ma non si è nelle condizioni di gestirlo, vuoi per incuria, vuoi per incapacità, vuoi per pigrizia, vuoi perché… “non è mio”». A suo dire è infatti desolante vedere già rotte tutte le reti di recinzione ed è veramente penoso constatare che la gente (di diverse età), in modo arrogante e villano, scavalca la rete pur di non pagare e, scavalcando, distrugge le reti di recinzione. «E’ veramente fastidioso e deprimente – incalza lo stesso D’Andrea – vedere un campo da tennis sporco e trasandato che, dopo soli pochi mesi di vita, presenta già tutti i sintomi di un qualcosa che, a brevissimo, sarà inutilizzabile. Possibile? E di chi è la responsabilità di questo?» Avendo il Comune affidato l’impianto al Tennis Club Alto Jonio, secondo D’Andrea «sono lì le responsabilità, tutte le responsabilità. E’ lì che si annida l’incapacità gestionale di chi ricopre cariche sociali ed è lì che trionfano incuria e inerzia deprimenti e sconcertanti». E, continuando nella sua requisitoria, il Dr. D’Andrea, non usa mezzi termini, parlando di “sciatteria comportamentale” che, sempre a suo dire, «può essere contrastata unicamente da coloro che potrebbero apportare professionalità e capacità, organizzative e non solo, tramite le quali – aggiunge il manager D’Andrea chiedendosi che fine fanno le somme che si incassano – conferire lustro all’impianto e trasparenza alla sua gestione … in un ambito, quale quello tennistico, che può contribuire, se cambia totalmente il paradigma fattuale, a render più bella e attrattiva quella che è, e sarà sempre… la mia casa». Dopo aver portato come esempio virtuoso la cura del vecchio “Lutri” ascrivibile all’amore e alla passione per lo sport da parte di Pasquale Corbo il Dr. D’Andrea invita il Presidente e il Direttivo del Tennis Club e più in generale i soliti vandali che tengono in spregio i beni pubblici a cambiare registro: «Se non passa questo modo di pensare e di operare, purtroppo continueremo a subire, e vinceranno sempre i “saltatori” professionali (delle reti di recinzione del campo come delle regole in generale), gli sciatti e inconcludenti parlatori, gli improvvisati gestori (non solo del tennis) e questo perché – ha concluso Federico Maurizio D’Andrea – alla base di tutto, c’è la mancanza, profondamente radicata, di cultura etica: che è la matrice di tanti, se non di tutti, i comportamenti devianti e deviati, perchè, senza etica, non c’è sport, non c’è bellezza…non c’è vita».
Pino La Rocca