TREBISACCE -21/10/2019: Assopec:“Ucciso il diritto alla salute!”.
TREBISACCE “Ucciso il diritto alla salute!”. E’ con questo slogan, che campeggia nelle vetrine di gran parte degli esercizi commerciali, l’Assopec (associazione locale e degli operatori economici) che ha da poco rinnovato il proprio Direttivo, convinta di interpretare la protesta di tutta la categoria e dei cittadini dell’Alto Jonio, esce allo scoperto e lancia la sfida alle istituzioni. Il problema numero uno, secondo il Direttivo dell’associazione guidata da Andrea Franchino, che oltre limitare il diritto sacrosanto alla tutela della salute contribuisce a danneggiare la categoria e ad impoverire l’economia locale, è la mancata riapertura dell’Ospedale. L’angosciante problema, messo a nudo nei giorni scorsi dal mancato arrivo a Trebisacce del Commissario Cotticelli che aveva preso il solenne impegno di venire in loco per rendersi conto della situazione, riguarda la storica questione della mancata riapertura dell’Ospedale rispetto alla quale le Istituzioni preposte (Regione, Struttura Commissariale e Asp), continuano a rinfacciarsi le responsabilità con il risultato che, a dispetto del rinnovo delle insegne di Ospedale e di Pronto Soccorso, il “Chidichimo” rimane ermeticamente chiuso e la gente, purtroppo, continua a morire. «Lo slogan di protesta esposto nelle nostre vetrine – si legge in una nota dell’Assopec – ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul perdurare della drammatica situazione sanitaria che avrebbe potuto salvare tante vite umane. In relazione ai recenti e gravi episodi verificatisi in situazioni di emergenza-urgenza, – si legge ancora – e alla mancata venuta del Commissario Cotticelli, l’Assopec di Trebisacce sollecita una nuova visita da parte sua, affinchè gli organi competenti e le Associazioni locali, tra cui la stessa Assopec, possano essere messi a conoscenza delle motivazioni della mancata attuazione della Sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito già da qualche anno la riapertura del Chidichimo».
Pino La Rocca