Trebisacce-03/01/2020:  Il Natale: la più bella storia d’amore (di  Pino Cozzo)

Pino Cozzo

 Il Natale: la più bella storia d’amore

di  Pino Cozzo

 

E’ ormai trascorsa la festa del Natale, quella con la enne maiuscola, perché tutti noi festeggiamo ciascuno il proprio “natale”, nel giorno del compleanno, ma tutti noi festeggiamo un solo “Natale”. E’ la festa della nascita del figlio di Dio, che ha iniziato il suo cammino di redenzione come tutti gli altri esseri umani, si è incarnato, si è fatto uomo, come aveva stabilito il Celeste Padre.  Ciascuno di noi lo vive in maniera diversa, a seconda dell’infanzia che ha vissuto, dell’educazione che ha ricevuto, della cultura di cui si è appropriato, dell’etica che è abituato a porre nei gesti. Tutti, comunque, lo vivono. E questa è già una bella notizia. Lo si vive preparando il presepe, come riproposizione di quello di S. Francesco, allestendo l’albero, facendo dei regali in famiglia, agli amici, ai conoscenti, preparando il cenone, organizzando dei viaggi, rientrando dai luoghi lontani. Ciascuno di noi lo vive in maniera diversa, ogni anno in maniera diversa. Basti pensare alle persone più anziane che ci narrano delle loro attese negli anni della gioventù, quando lo aspettavano per ricevere qualche soldo o un piccolo regalo, per consumare un pasto più ricco, per indossare l’abito buono, per andare a passeggio, per ritrovarsi tutti insieme. Oggi, lo si vive in maniera fortunatamente differente per molti. Perché il pranzo è abbondante tutti i giorni, perché i regali non sono più così rari, perché il denaro circola più frequentemente. Molti hanno molto e spesso, grazie a quel Dio che ha scelto di nascere in mezzo a noi duemila anni fa, per cambiare il corso della storia e cambiare il pensiero e l’azione dell’umanità, in relazione al suo progetto storico. E tutti si sono stupiti, forse, nel vedere un Dio potente che si manifestava agli occhi dell’umanità con le sembianze di un bambino indifeso, nato in un ambiente povero, attorniato da gente comune.   E perché far passare quel progetto di redenzione attraverso le sembianze di un bimbo, come se fosse stato uno di noi? Perché Dio ha voluto farci capire che voleva vivere in mezzo a noi, stare con noi, vivere le nostre stesse gioie e patire i nostri stessi dolori, soffrire con noi e più di noi, essere nostro amico, Padre e fratello. Voleva offrirci il suo aiuto e donarci la sua consolazione, darci la possibilità di divenire suoi collaboratori per mutare le sorti del mondo e vivere in pace e serenità i nostri giorni terreni, in attesa del ritorno alla casa celeste nella piena comunione di fede e carità.

Ma ciò accade solo per alcuni, per i più attenti all’ascolto della voce che chiama e invita alla conversione, all’amore, alla dedizione. Per lo più ci adagiamo nella nostra inerzia, nel nostro egoismo, nella nostra sete di potere e di arrivismo, e per quello siamo disposti a rinunciare alla nostra natura e  al nostro ethos. Per raggiungere mete lontane, non ci accorgiamo di chi ci sta vicino e implora il nostro aiuto, per camminare veloci verso una meta incerta, calpestiamo chi si para davanti a noi, magari con le braccia alzate e lo sguardo pietoso in attesa di un nostro intervento.

Quest’anno, allora, mettiamoci in cammino su un sentiero diverso, cerchiamo di essere “uomini e donne di buona volontà”, persone disponibili al bene, in grado di dare risposte convincenti a quel “bambino”, così piccolo, ma così importante nella nostra vita, che da quella povera culla ci pone dei quesiti seri che non possiamo disattendere. Sarà un viaggio duro e faticoso, come quello dei Magi di duemila anni fa, ma sarà anche bello raggiungere un dolce traguardo, che è rappresentato dalla serenità dello spirito e dalla bontà del cuore, perché sia una tenera culla dove riporre le nostre aspirazioni e le nostre attese, ricche, abbondanti e gratificanti.

 

 

P r e g h i e r a   d i   N a t a l e

 

                                     di Pino Cozzo

 

 

O Signore, passi il tuo alito come brezza che fa fiorire l’amore,

passi il tuo sguardo, per farci godere di orizzonti lontani,

ci sfiori la tua mano, perché possiamo sentirci protetti,

ci sia vicino il tuo passo, perché possiamo camminare al sicuro,

ci alimenti la fiamma del tuo Spirito, perché sia per noi energia infinita.

Spirito di fortezza, venendo in noi,

Tu vuoi riempirci della forza divina del Tuo Figlio.

Donaci il coraggio necessario per rispondere a tutti i tuoi inviti ed alla Tua Parola.

La forza della fede che ci unisce al Signore che nasce per noi,

la forza della speranza che abita nella certezza della vittoria del bene,

la forza dell’amore che non indietreggia di fronte a nulla, ma  che ci fa prossimo dell’altro,  per raggiungere l’unico e Sommo Amore che si manifesta in un pargoletto.

Donaci la forza della sincerità che ci ripara dalle false apparenze,

la forza della purezza, che domini passioni e istinti illusori e passeggeri,

donaci il coraggio della fedeltà, che ci consenta di passare indenni attraverso le lotte

e manifesti l’attaccamento al Bambino Gesù.