Francavilla Marittima-08/04/2020: Il Carmelo di Echt. E’ pubblicato da Brenner Editore l’ultimo libro di Giovanni Brandi Cordasco Salmena.
Il Carmelo di Echt. E’ pubblicato da Brenner Editore l’ultimo libro di Giovanni Brandi Cordasco Salmena.
Con la prefazione del professore Gian Pietro Calabrò, filosofo del diritto già preside nell’Unical, è in stampa per i tipi prestigiosi della Casa Editrice Brenner l’ultimo saggio di Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico (Il Carmelo di Echt. Le basi concettuali della resistenza spirituale di Edith Stein al totalitarismo nazista nello statuto paradossale della filiazione ebraica), il quale ha portato a termine talune sue ricerche giovanili, cominciate ad Urbino tanti anni fa all’ombra di Italo Mancini, massima espressione del pensiero filosofico e teologico del secondo Novecento; parte delle stesse ricerche sono state già pubblicate in riviste scientifiche di settore. Il titolo è mutuato da un testo di Juri Camisasca, nel quale l’A. si riconosce da sempre, cui ha dato voce Franco Battiato (di cui ha goduto una breve ma intensa frequentazione presso la Scuola di Filosofia Orientale e Comparativa (Battiato-Magi) di Rimini, patrocinata dall’Istituto di Scienze dell’Uomo dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”). Il tema è quello della resistenza di Edith Stein al totalitarismo nazista. La monografia è stata occasionata dalla decisione del Santo Padre di aprire agli studiosi della materia l’archivio segreto vaticano sul pontificato di Pio XII i cui silenzi hanno fatto discutere a lungo gli storici, specie quelli che hanno considerato omertoso l’operato di Papa Pacelli nei confronti della degenerazione dei movimenti fascisti e nazisti nello sfacelo planetario della seconda guerra mondiale. Silenzi che però l’A. considera eloquenti e proficui, ravvisando nella “pratica del silenzio” un fattore anche politico condivisibile; un fattore che risulta consueto ai suoi studi (basti pensare ai rilievi sulla in iure cessio nel processo romano o sul silenzio di Gesù di Nazareth dinanzi alle Autorità di Gerusalemme) ma, più generalmente, anche alla sua attività di avvocato, conseguendo, a suo parere, effetti più rilevanti dalla scelta di parole da non dire che da un eloquio diffuso e incongruente. La parte centrale del libro è dedicata alla lettera che Edith Stein (la filosofa tedesca di origine ebraica, allieva di Husserl, che perse la vita nelle camere a gas ed è stata santificata da Giovanni Paolo II) ha scritto a Papa Ratti, Pio XI, denunciando quanto stesse accadesse al suo popolo. Anche tale lettera era balzata agli onori della cronaca, non solo scientifica, nel 2005 in occasione della decisione di rendere accessibile agli studiosi parte degli archivi vaticani. Alla fine di un’opera di impegno, non poteva mancare la tabula gratulatoria dal quale si può leggere: “La fine di un lavoro comporta sempre debiti di riconoscenza: voglio dunque indirizzare sentimenti di viva gratitudine al Professore Gian Pietro Calabrò, Maestro della nostra più rinomata Accademia, il quale ha voluto presentare il mio studio con lo spessore della sua sapienza; al Professore Carlo Pontoriero che non mi ha risparmiato un affettuoso conforto circa la portata di alcune fonti più intricate della storia del pensiero politico, nel senso della stessa amicizia con cui mi ha accolto all’Unical; a Juri Camisasca ed al Maestro Franco Battiato, ai quali ho pensato per intitolare il mio lavoro, dopo averne seguito le sensibilità proprie lungo la via mistica di Gurdjieff, Rumi e delle altre connessioni possibili, anche nell’eccellenza della Scuola Filosofica Orientale di Rimini cui ha preso parte, con Luigi Magi, il compianto Professore Enrico Moroni e l’Istituto di Scienze dell’Uomo dell’Università di Urbino; ai miei collaboratori, specialmente al Professore Bruno Mandalari, per quanto tempo ha speso con me a letture che si perdono nel tempo anche quale insostituibile cultore della speculazione scolastica presso la Cattedra di Storia della Chiesa di cui sono incaricato a Pistoia; all’Editore Brenner che ha collocato il mio saggio tra le sue prestigiose pubblicazioni. Rimane soltanto mia qualsiasi svista dovesse viziare il lavoro svolto: peccata suos teneant auctores”. L’A. ha dedicato Il saggio alla Madre e per l’appunto a Don Italo Mancini (che già aveva ricordato in Sentinella quanto resta della notte? Debito e responsabilità in Dietrich Bonhoeffer. Ricordando Italo Mancini) “… Dedico queste pagine a Don Italo Mancini, che di certo ha ispirato i miei primi passi nella ricerca accademica, e più in generale nella vita adulta, ed a mia Madre, che più di chiunque, li ha sorretti, e li sorregge, quando si fanno incerti nelle angustie della vita; nel doppio versante di un inesaurito abisso, una sola tensione ideale sostiene l’intensità della medesima corrispondenza di affetti: con chi tangibilmente mi vive accanto; con chi si perde nella dolcezza della memoria. Blau farbe der ferne; azzurro è il colore della lontananza”.
Rosanna De Gaudio