ALTO JONIO-08/05/2020: Apriamo i bar, i ristoranti e i negozi , ma facciamo anche i tamponi

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ALTO JONIO Apriamo i bar, i ristoranti e i negozi perché la gente deve lavorare e allontanare la crisi, ma facciamo anche i tamponi a tante persone che, avendo avuto contatti diretti con portatori del virus, aspettano da oltre 50 giorni di essere “tamponati”. E, soprattutto, invece di menare vanto per il ridotto numero dei contagi sul cui conteggio pare ci siano molte ombre e comunque sia il merito per aver evitato l’escalation del virus è solo delle buone pratiche adottate dai calabresi, la politica regionale cerchi di fare meno passerella televisiva e cerchi di essere operativa colmando le enormi lacune esistenti nella sanità della Sibaritide attrezzando gli ospedali-spoke, dotando di personale e riaprendo gli ospedali chiusi (Trebisacce e Cariati) e creando così nuovi centri attrezzati per combattere il Coronavirus che non è certo debellato. Il Covid-19, infatti, secondo quanto affermano diversi virologi, concederà sicuramente una tregua con l’arrivo dell’estete e del caldo, ma in autunno potrebbe riesplodere e completare la micidiale mattanza di vite umane condotta negli ultimi 2 o 3 mesi. Lo stesso prof. Brusaferro nella sua ultima dichiarazione pubblica, con un occhio attento all’incredibile e scriteriata invasione dei navigli da parte dei milanesi, ha ricordato che siamo tuttora nella fase epidemiologica acuta e che la cosiddetta “fase 2” è solo una scommessa che così rischiamo di perdere. A cominciare dalla nostra Regione, nella quale bisognerebbe ammainare i toni trionfalistici e mettersi seriamente al lavoro. E’ fisiologico, infatti, che il numero dei contagi sia ridotto al minimo se la media dei tamponi effettuati si è abbassata drasticamente e forse anche strategicamente. La media nazionale, infatti, si aggira intorno ai 250 tamponi per 100mila abitanti e in Calabria ora se ne fanno solo 52, sempre su 100mila abitanti. Ma la situazione diventa davvero sconcertante e insopportabile qui nella Sibaritide e nell’Alto e Basso Jonio relegati da sempre al ruolo di Cenerentole tanto da far perdere la pazienza al dr. Martino Rizzo Dirigente-Medico che dirige la volenterosa task-force territoriale che combatte contro il Coronavirus e che, per il lavoro improbo e oscuro che sta svolgendo, è facile prevedere che si ritroverà invecchiato di 10 anni in pochi mesi. E, per evitare che siano valutazioni pregiudiziali, leggiamolo qualche passaggio di quanto ha dichiarato ieri il valoroso medico rossanese dopo aver appreso che sulla fascia jonica i tamponi sono stati addirittura sospesi perché devono essere prima processati quelli effettuati sulle strade ai calabresi provenienti dal Nord. «Niente nuovi casi positivi anche oggi perché niente tamponi! O meglio, – ha aggiunto il dr. Rizzo ricordando che ancora si attendono gli esiti dei tamponi effettuati il 4, il 5 e il 6 maggio a Oriolo, nell’Alto Jonio, a Bocchigliero, a Cariati e a Corigliano-Rossano – i tamponi potrebbero essere fatti ma verrebbero messi in coda e processati in seguito. Per tutti gli altri, sintomatici, in attesa di ricovero, o in quarantena, c’è da aspettare». Tra i commenti che hanno fatto seguito alla rigorosa comunicazione del dr. Martino, oltre alle tante attestazioni di gratitudine rivoltegli, c’è stato un signore che ha dichiarato di essere in quarantena da 59 giorni in attesa di un tampone. «A Oriolo, – ha dichiarato tra le altre cose il dr. Martino Rizzo dopo aver enucleato le gravi criticità in cui si dibatte la Sibaritide – la situazione è stazionaria e comunque restiamo in attesa dell’esito dei tamponi in base ai quali decideremo quali altre azioni intraprendere. Ma l’attesa – ha rivelato il Direttore della task-force territoriale – non riguarda solo Oriolo: Bocchigliero aspetta, ma aspettano pure Scala Coeli, Cariati, Francavilla Marittima, Trebisacce, Villapiana… E che cosa aspettano tutti questi paesi? In alcuni casi, l’esito dei tamponi effettuati che vengono messi sempre in coda a tutti gli altri. In altri casi che vengano effettuati i nuovi tamponi programmati, che restano tutti sulla carta. Qualcuno – ha concluso il dr. Martino Rizzo prendendo in prestito la trama del film “Il Deserto dei Tartari” – ricorda la trama di questo film in cui i soldati aspettano la loro grande occasione per coprirsi di gloria e, nel frattempo, passano i giorni, passano i mesi e passano anche gli anni. E anche noi aspettiamo. Cosa? I risultati dei tamponi!».     Pino La Rocca