Trebisacce-08/06/2020: È USCITO “IL POETA E LA PANDEMIA” NUOVA RACCOLTA DI POESIE DI SALVATORE LA MOGLIE
È USCITO “IL POETA E LA PANDEMIA” NUOVA RACCOLTA DI POESIE DI SALVATORE LA MOGLIE EDITO DA MACABOR
Salvatore La Moglie
Ilpoetaelapandemia-silloge-LA MOGLIE- p98- 2020- (Pdf)
È uscito da poco ed è già nelle grandi edicole e librerie, anche online, la nuova silloge di poesie di Salvatore La Moglie nate dall’esperienza dell’emergenza sanitaria del Covid-19, Il poeta e la pandemia. Sottotitolo significativo: La mia resistenza contro il virus della paura e delle incertezze. La nuova raccolta, edita da Macabor, raccoglie, appunto, ben 75 componimenti ispirati dalla pandemia del Coronavirus e vogliono costituire, proprio secondo il pensiero dell’autore, una sorta di resistenza a quello che si è presentato come il male assoluto in questi ultimi mesi, un modo particolare di lottare contro il virus della paura e delle incertezze che il Covid-19 è stato ed è capace di seminare. Si tratta di componimenti notevoli che, per poterli apprezzare, vanno letti. Per il momento, l’autore ci ha concesso di pubblicare l’Introduzione, dalla quale il lettore può già farsi un’idea di quale lavoro si trova di fronte a sé. A noi non resta che fare i nostri complimenti e auguri allo scrittore e docente di Lettere presso L’ITCG di Trebisacce Salvatore La Moglie per questo nuovo e importante lavoro. Questa l’Introduzione dell’autore alla silloge: Uno scrittore, un poeta e, insomma, ogni artista può avere diverse fonti e motivi di ispirazione e di creatività. La realtà, gli eventi e i fatti che un giorno finiranno nei libri di Storia rientrano a pieno titolo tra queste fonti e questi motivi. Non è vero, come diceva Benedetto Croce, che l’arte è qualcosa di talmente autonomo e a se stante, rispetto alla realtà esterna, per cui l’artista può creare le sue opere anche standosene in una bella torre eburnea; e non è vero, come sosteneva il mio amatissimo Eugenio Montale, che la Storia non è magistra di nulla che ci riguardi. E, invece, la realtà e gli eventi storici o della cronaca che poi diventa Storia ci condizionano eccome, sia a livello fisico che psicologico e possono essere, appunto, fonte e motivo di ispirazione. Tanti sono gli scrittori e gli artisti che, per esempio, hanno tratto la loro ispirazione dalla Prima Guerra Mondiale e poi dalla Seconda, ma anche dall’esperienza del Fascismo, del Nazismo o del Comunismo come da tanti altri fatti storici o comunque sortiti dalla realtà della vita e del mondo, una realtà che, spesso, si manifesta come imprevedibile e surreale, incredibile e paradossale, tanto che finisce sempre per superare la fantasia. Una di queste manifestazioni è stato lo scoppio della pandemia dovuta al Coronavirus o Covid–19, nemico microscopico e invisibile, un tiranno dei nostri pensieri che – come tutti i tiranni – non vuole si pensi ad altro se non a lui e non si parli d’altro se non di lui, come ha ben scritto Claudio Magris (Corriere della Sera, 7-5-2020); un tiranno che ha seminato paura, insicurezza e incertezze, oscurando ogni altro fatto di cronaca, contro il quale il mondo intero è in guerra e combatte una strenua battaglia per scoprire un vaccino che lo renda innocuo, dopo le tante migliaia di vittime che ha mietuto un po’ ovunque. Per me, come per tanti altri autori e artisti, l’emergenza-incubo Coronavirus (che ci ha cambiato e ci cambierà la vita) è stata una grande fonte di ispirazione, un tema che mi ha portato a scrivere più di un componimento al giorno, fino a contarne più di settanta, e anche due riflessioni e un racconto. Mai avevo scritto tante poesie in così breve lasso di tempo, cioè circa due mesi, quelli della quarantena (o clausura o lock–down) vissuti chiusi in casa, forse perché credo caparbiamente che contro certi eventi ci possono salvare solo la poesia, la letteratura, la cultura come strumenti, appunto, di estrema difesa e resistenza contro gli orrori e le violenze della Storia e della vita. Ho scritto tanto e di getto solo un’altra volta durante la mia attività letteraria e, cioè, quando nell’estate del lontano 1999 scrissi il romanzo Il cocchio alato del tempo. Fu veramente allora che compresi in cosa consiste l’ispirazione: un momento magico e irripetibile in cui possiamo riuscire a creare delle opere di alto livello, dei veri e propri capolavori che resisteranno all’usura del tempo. I testi poetici che presento al lettore sono usciti dalla mia mente e dalla mia anima con tanta sofferenza interiore, non solo per la mia persona ma soprattutto per il pensiero della sofferenza e del dolore del mondo, il dolore degli altri esseri umani e delle tante esistenze travolte e sconvolte dalla terribile pandemia. Si tratta di poesie-pensieri, poesie-riflessioni, di poesie-racconto scritte, certo, non per mera consolazione ma soprattutto per resistere al male, al nuovo spettro che si aggira per il mondo, quello ben più pericoloso della pandemia, e per riaffermare, ancora una volta, attraverso la scrittura, che l’uomo è un essere dotato di ragione e di pensiero e che – come diceva Blaise Pascal – pur essendo la più debole delle canne è comunque una canna che pensa e in questo consiste la sua grandezza e la sua dignità. Pertanto, la nostra vita non potrà e non dovrà mai essere ridotta a mera sopravvivenza e, questo, proprio perché l’uomo non è come tutte le altre bestie, gli uomini non sono dei bruti o delle pecore matte ma – come ha insegnato Padre Dante – esseri destinati a seguir virtute e conoscenza. In questa sofferta silloge il lettore potrà rinvenire tanti aspetti e tematiche legate al pericoloso virus, e più di un testo potrà sembrare anche in contraddizione con un altro, ma questo è normale che così sia, perché il nostro animo, la nostra vita interiore vive anche di contraddizioni, di stati d’animo e di pensieri oscillanti dai quali, comunque, direbbe il grande Francesco De Sanctis, escono i fatti, emergono i nostri comportamenti, le nostre azioni e prese di posizione di fronte alla (ir)realtà spesso terribile e orribile che siamo costretti a vivere su questo mondo che, sia il poeta e l’artista come l’uomo comune, vorrebbero più vivibile e più a dimensione umana. Entrambi sanno che se molto dipende da ciascuno di loro, in verità, sono i potenti della Terra, sia a livello politico che economico, che decidono il destino di miliardi di esseri umani dando alla dantesca aiuola che ci fa tanto feroci un certo particolare indirizzo e modello di sviluppo incentrato, da alcuni decenni, su un turbo-capitalismo da globalizzazione neoliberista che globalizza anche l’inquinamento atmosferico, che poi favorisce la diffusione di virus come il Covid-19 che, dicono gli scienziati – uccide i più deboli e i più poveri, cioè quelli meno darwinianamente adatti. Dopo la immane tragedia della inedita pandemia, dalla quale non sappiamo ancora quando usciremo in maniera definitiva, una svolta a trecentosessanta gradi si impone perchè siamo davvero a un bivio e occorre un cambio di paradigma: o si pensa e lavora per salvare il pianeta Terra e l’umanità che lo abita o saremo destinati a una catastrofe inevitabile che vedrà – secondo la triste profezia di Claude Lévy-Strauss – il mondo finire senza l’uomo così come senza l’uomo è iniziato.
La Redazione de La Palestra