Trebisacce-18/07/2020: Alfredo Bruni:”Andrea Camilleri, non è il mio scrittore, e nemmeno il mio maestro preferito”.

 

Certamente Andrea Camilleri, non è il mio scrittore, e nemmeno il mio maestro preferito. Mi limito a leggere un po’ di Bukowski, Fante, Kafka, Pitigrilli, Brancati, Ercole Patti, qualche altro. Pochi altri. E certo non ho titoli accademici e competenze da vantare. Però l’agenda del giorno appena passato, proponeva la morte di Camilleri, e anche se non mi lascio trasportare facilmente nei programmi altrui, un po’ di Camilleri ho dovuto accettarlo.
Ho notato piccolissime cose. Alcune me l’aspettavo, sono le leggi che regolano il mondo della comunicazione, come il fatto che tutti i telegiornali ne parlavano o che RAI 1 ha dedicato quasi intiera la sua programmazione a Camilleri, e questo, almeno per chi ha un minimo di conoscenza del mondo dell’informazione e dell’industria culturale e dello spettacolo, è letto come un fatto fisiologico e quasi naturale. Altre cose, invece, mi hanno fatto un po’ sorridere.
Ad esempio, il filosofo che per onorare Camilleri, pubblica l’inizio del suo libro giallo, una pagina più o meno scadente non lo so, mi sembra perlomeno inutile. O il fatto che un intellettuale-scrittore-poeta-pluriaccademico-storico e quant’altro, per “coerenza”, perché è fuori dal coro, perché ama la storia letteraria quella vera, lasciando quindi intendere che esiste anche una storia letteraria falsa, afferma, e fa girare l’articoletto su vari giornali on line, come se da questo dipendesse qualcosa di importante, che Camilleri non può essere considerato un maestro, e dice che Camilleri, che egli ha conosciuto di persona, ci tiene a farcelo sapere, non è un grande scrittore, perché ha costruito la sua fortuna sul personaggio di Montalbano, e oltre a questi non ci lascia nient’altro, avendo creato un personaggio dentro una realtà che conosceva perfettamente.
A questo punto, mi verrebbe da chiedere se un autore deve creare i suoi personaggi in un ambiente che non conosce; o anche vorrei chiedere cosa sarebbe Dante senza Inferno, Purgatorio e Paradiso. Mi verrebbe da chiedere, ma non lo faccio. Troppo facile.
Ma è anche facile dire, che chi parla di maestri e di letteratura, per essere davvero coerente, dovrebbe almeno prima spiegare cosa intende per maestro e per letteratura. Ma forse chiedo troppo.
Per quanto mi riguarda, se Camilleri o un altro, porta in televisione Eduardo, io lo chiamo maestro, non posso farci niente, mi viene spontaneo. O se un altro o Camilleri, parla del mito riuscendo a non mitizzarlo e a mescolarlo col surrealismo di Apollinaire, io dico che è grande, con o senza commissario Montalbano. O se alcuni altri, tra i quali, perché no?, anche Camilleri, creano una serie o un serial, che sembrano la stessa cosa, ma non lo sono, e qui per spiegare la differenza ci vorrebbe troppa cultura che io non ho in questo momento, di grande successo, io dico che l’autore o gli autori, sono bravi e nemmeno a loro la porta del Paradiso della grandezza e della maestria, è preclusa.
Forse ho avuto troppo pochi professori titolati e qualche maestro, abbastanza bravi, un paio di nomi a caso, Oreste Del Buono, Giuseppe Petronio, tanto per dirne qualcuno, e questo non mi permette di capire che esiste ancora una cultura bassa e una cultura alta, una letteratura, qualsiasi cosa significhi, grande e una cultura piccola, che esistano scrittori di successo, ma troppo poco maestri, da non meritare nemmeno un posticino piccolo piccolo, nella storia della letteratura, della cultura, delle cose varie e eventuali.
Pensavo che i tempi di Augusto De Angelis, per chi non conosce la sua storia, vada a darci una sbirciata, internet serve anche per questo, fossero passati.
Ma forse non è così e quei tempi sono ancora qui.
Peccato!
L’esperienza, io vado avanti per esperienza non per letture di libri e per ideologie che poi nemmeno capisco, l’esperienza mi ha insegnato, che ogni forma di “fare”, compreso il fare della scrittura, ha un suo peso specifico, che sta all’occasionale usi-fruitore, o lettore, o osservatore, o ascoltatore, valutare e riconoscere e rispettare e gustare secondo la propria, personale intelligenza. Ma se pretendiamo coerenza e obbiettività a ogni costo, ecco, forse nascono le ideologie, le teorie, le dottrine, e per un po’ di visibilità, rischiamo di diventare invisibili, pedanti, inconcludenti e non ho detto intolleranti.
Forse il buon Charles un po’ di ragione ce l’aveva: “ma come Dio ha detto, / accavallando le gambe, / vedo che ho creato fin troppi poeti / ma non altrettanta / poesia”.
E se la parola poeti, la sostituiamo con qualche altra parola che potete immaginare, avrei ancora molte cose da dire, ma la notta non è più tanto giovane e nemmeno io.