Trebisacce-16/06/2021: Un’armoniosa simmetria di Pino Cozzo

simmetria
Pino Cozzo

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’armoniosa simmetria

di Pino Cozzo

La moderna epistemologia affronta il concetto di complessità che trova una pluralità di implicazioni nella sfera sociale e in quella della pubblica amministrativa. Bisognerebbe interrogarsi sul fatto che oggi le difficoltà di comprensione siano da attribuirsi ad un minor grado di competenze delle nostre informazioni, delle abilità logiche e di apprendimento, o che le indagini conoscitive complicate siano comprensibili solo ad un pubblico di eletti o patrimonio di intellettuali o dominio di pochi, oppure, che la conoscenza intesa come fenomeno complesso possa essere definita in schemi da teorici del sapere o debba essere sempre rivisitabile dai soggetti educandi, che devono interagire con la realtà stessa per esprimere in modo autentico il loro modo di vedere il mondo e le complessità delle forme e strutture. Oggi, si tende a rimuovere le certezze incrollabili di un tempo, per evitare di proporre verità assolute, ed invece presentare un discorso sulle cose, che abbracci un orizzonte globale, in cui si rifletta la società contemporanea. Dewey aveva voluto demonizzare il divario tra i bisogni individuali di sviluppo e un’offerta culturale del sistema scolastico nelle forme di sapere codificato. Quella preoccupazione di Dewey oggi è più che mai cogente, poiché la moderna società computerizzata presenta più ampi scenari in ambito tecnico-informativo, non differibili per la conoscenza e per le strategie, perché viene meno il concetto di simmetria della letteratura pedagogica precedente, e la complessità si traduce nella didattica come promozione di un’intelligenza creativa e dialettica. La conoscenza riguarda i concetti e quindi la dimensione intellettuale e cognitiva della mente umana, e presuppone idee chiare e distinte, pensiero lineare e sequenziale; la forma è quella del discorso e gli strumenti devono essere di volta in volta consoni all’obiettivo che si vuole raggiungere, per impossessarsi di competenze, intese come conoscenze nel contesto o nel campo d’azione, che sono comunque complesse. Dunque, nella società moderna, nel rapporto educativo, accanto ai libri ed altri strumenti, si deve associare una tecnica educativa laboratoriale, delle pratiche condivise, dell’apprendistato. Nell’ottica del concetto di complessità, la pedagogia delle competenze è distante dalla pedagogia delle conoscenze e necessita di un cambiamento didattico-organizzativo che si deve promuovere in sintonia e accordo con le altre organizzazioni. Quello attuale è un mondo di persone che percepiscono e di cose percepite, di oggetti e soggetti, di immaginazione e cose concrete, di ideatori e creature. Come pensavano alcuni poeti del Romanticismo inglese, l’uomo non può avere idea di qualcosa che sia più grande di lui, così come un bicchiere non può contenere qualcosa che vada altre la sua capacità, ma Iddio si è fatto uomo non perché venisse così percepito dagli uomini, ma perché è egli stesso creatore degli uomini. Allora, è difficile concepire un potere o un progetto in termini sovrannaturali, ed è il motivo per cui forse fatichiamo a pensare a Dio come essere perfetto, ritenendo che la completezza di qualcosa sia una qualità astratta ed avulsa dalla realtà. La pura perfezione porta a pensare al concetto di divinità come infinito, incomprensibile, imperscrutabile, lontano dalla nostra mente: “Quando Dio appare, Egli è luce per gli animi semplici che vivono nelle tenebre, ma mostra la sua natura umana a coloro che vivono nello splendore del giorno”. E’ la causa prima, che muove il Sole, la Luna e tutte le altre Stelle, mentre i nostri abissi di crudeltà, egoismo e follia ci fanno sprofondare ben al di sotto di tutto ciò che esiste in natura. Sì, perché noi vediamo molto meno di tante creature, ci muoviamo più maldestramente di tanti animali, la nostra forza è ben poca cosa in confronto ai felini, eppure, siamo stati messi nella condizione di governare e guidare il pianeta, onde poi comportarci in modo scellerato e distruttivo. Ma, per contro, ogni opera di civiltà dell’uomo, ogni modificazione o miglioramento provano come il potere sia comunque creativo e soprannaturale. Ed è forse per questo che si sente superiore alla natura, perché è infelice quando vive in essa. “Ogni granello di sabbia, ogni sasso della terra, ogni colle o monte, ogni corso d’acqua, ogni filo d’erba o albero rappresentano i Canti dell’esperienza e i Canti dell’Innocenza, laddove i primi sono legati all’immanente e al tangibile, mentre i secondi vivono nel mondo del romanticismo, dell’immaginazione, dell’aspetto spirituale e sentimentale, per sentirsi ed essere commisurati alla natura, in cui, profeticamente, si possa immaginare che ci si svegli dal sonno e si cerchi il suo mite creatore, e dove il selvaggio deserto diventi un ridente e rigoglioso giardino.