Trebisacce-12/09/2021:    Scuola Arcieristica Kárman   

                            

             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scuola Arcieristica Kárman   

 

Nello stesso modo in cui la freccia cerca il bersaglio, anche il bersaglio cerca la freccia, perché è lei che dà senso alla sua vita: non è più un pezzo di carta, ma è il centro del mondo di un arciere”(Paulo Coelho).

La meravigliosa e suggestiva Sede della Scuola Arcieristica Kárman  dei Maestri Guido Valenzano e Gina Stan, è stata teatro di un coinvolgente evento, sotto l’egida dello Csen, in uno scenario naturale straordinario.

In un clima pervaso da emozioni forti, un nutrito gruppo di giovani e piccoli arcieri hanno affrontato il loro primo esame arcieristico per il passaggio dal grado bianco al giallo, mentre altri grazie al loro costante impegno ed alla loro voglia di crescere, si sono cimentati nel loro secondo esame per passare dal grado giallo a quello arancione e una giovanissima allieva ha sostenuto un impegnativo esame per passare dal grado arancione al verde per diventare aiuto-istruttore.

Ebbene, tutti hanno superato brillantemente il loro esame, per la gioia personale e per quella dei propri familiari, che vedono coronati i sacrifici sostenuti.

Ma l’aspetto più importante da sottolineare è la spontaneità dei rapporti che si creano tra i giovani arcieri, a dimostrazione di come una sana attività sportiva come quella del Tiro con l’Arco, può diventare un veicolo di rapporti umani forti, basati su amicizia, rispetto e sincerità.

E’ stato bellissimo vedere la felicità dei bambini, soddisfatti di fare centro con la loro freccia ma, soprattutto, vederli gioiosi con i propri amici, in un clima di grande serenità e festa.

Questo è lo Sport vero, quello pulito, quello incontaminato da qualsivoglia interesse, ma basato solo sul piacere di condividere momenti insieme.

Tutto ciò è merito di Guido e Gina che, grazie al loro modo d’essere ed alle loro capacità di trasmettere il Tiro con l’Arco, mai disgiunto dai valori profondi della vita, sono riusciti a creare un gruppo di atleti che è diventato praticamente una vera e propria famiglia.

Il Progetto Kárman si propone soprattutto questo, cioè intendere la disciplina non soltanto dal punto di vista sportivo, ma ricercarne l’interiorità, per far capire che l’arco deve passare a far parte del proprio braccio, ed essere un’estensione del proprio pensiero.

E’ splendido poter far comprendere, soprattutto ai più piccoli, che bisogna proseguire nel cammino dell’arco, poiché è il cammino di una vita. Ma bisogna cercare di imparare che un tiro corretto e preciso è molto diverso da un tiro fatto con la pace nell’anima.

E ciò lo si riesce a capire grazie agli insegnamenti “interni”, che permettono di andare in profondità al semplice gesto tecnico dello scoccare la freccia.

Meditazione, concentrazione, rilassamento, respirazione diaframmatica, giusto atteggiamento mentale, visualizzazione fanno sì che il Tiro con l’Arco travalichi quello che è il mero aspetto sportivo, per elevarsi verso vette più elevate.

Quando l’arciere tende la corda, nel suo arco può vedere il mondo intero. Quando accompagna con lo sguardo il volo della freccia, esso gli si avvicina, lo accarezza e gli consente di provare la sensazione meravigliosa di un compito portato a termine.

Questo lo diceva Paulo Coelho ed è una grandissima verità.

I Maestri Guido Valenzano e Gina Stan sono due giovani che hanno negli occhi la pulizia morale; sono due persone buone, gentili, sensibili, dolci “dentro” e questi valori li estrinsecano nel loro insegnamento, per cui ci si trova al cospetto con Insegnanti che trattano i propri allievi come dei figli e dei fratelli, ricreando delle situazioni sportive ed umane che vanno ben al di là del semplice bersaglio colpito.

Entrambi sono un esempio lungimirante di come deve intendere la VERA pratica sportiva che, anche nell’agone sportivo, non deve mai perdere di vista quelli che sono i valori profondi della vita.

Un plauso enorme a loro e, permetteteci, un grosso plauso ai bambini, agli arcieri più grandi ed a tutte le loro famiglie, in quanto animati da una passione enorme e da una gioia di condividere momenti sereni davvero encomiabile.

Ci piace concludere questo nostro scritto con una storia molto istruttiva.

C’era una volta un Maestro zen che era un vero campione nell’arte del tiro con l’arco. Una mattina invitò il suo discepolo preferito a osservare una dimostrazione della sua abilità.

Il discepolo lo aveva visto centinaia di volte, ma comunque obbedì al suo Maestro. Si recarono nel bosco accanto al monastero e raggiunsero un albero di quercia. Lì, il Maestro prese un fiore che aveva infilato nella sua cintura e lo mise su uno dei rami. Poi aprì la borsa che aveva portato con sé e tirò fuori tre oggetti: il suo splendido arco in legno pregiato, una freccia, un fazzoletto bianco ricamato.

Successivamente si spostò allontanandosi di cento passi dal punto in cui aveva riposto il fiore.

A quel punto chiese al suo discepolo di bendargli accuratamente gli occhi con il fazzoletto ricamato. Il discepolo lo fece.

– “Quante volte mi hai visto praticare lo sport nobile e antico del tiro con l’arco?” – chiese il Maestro.

– “Ogni giorno” – rispose il discepolo.

– “E sono sempre riuscito a colpire il centro del bersaglio da trecento passi?”

– “Certo!”

Con gli occhi coperti dal fazzoletto, il Maestro piantò saldamente i piedi per terra, tirò indietro la corda con tutte le sue forze e poi scoccò la freccia.

La freccia sibilò nell’aria, ma non colpì il fiore e nemmeno l’albero: mancò il bersaglio con un margine imbarazzante.

– “L’ho colpito?” – chiese il Maestro, rimuovendo subito dopo il fazzoletto dagli occhi.

– “No, l’hai mancato completamente – rispose il discepolo con un po’ di disagio, poi aggiunse:

– “Pensavo che tu volessi dimostrami il potere del pensiero e della sua capacità di eseguire magie”.

– “E’ così. Ti ho appena insegnato la lezione più importante circa il potere del pensiero” – rispose il Maestro – “Quando vuoi conquistare un obiettivo, concentrati solo su di esso, perché nessuno potrà mai colpire un bersaglio che non vede!“.

Ad maiora semper!

RAFFAELE BURGO