Trebisacce-22/12/2021:  NON SOTTOVALUTIAMO I DISTURBI ALIMENTARI – LA STORIA DI ANNA

     NON SOTTOVALUTIAMO I DISTURBI ALIMENTARI – LA STORIA DI ANNA

La questione dei disturbi alimentari è un tema sempre attuale, non solo tra gli adolescenti ma anche tra i bambini. In questo caso a soffrirne è Anna, una bambina di soli 9 anni, che da un anno cerca di evitare a tutti i costi il cibo. A raccontare questa storia è Marta, sua madre, che vive con la costante paura di perdere la sua bimba. Ma andiamo con ordine, partiamo da quelli che sono i primi segnali percepiti. Ogni volta che la famiglia si riunisce tavola per il pranzo o per la cena, Anna si rinchiude nella sua cameretta, incupita, arrabbiata, nervosa; sua madre spesso trova pezzi di cibo tagliuzzato, a tavola nel tovagliolo, sotto il piatto, un pò sulla sedia, ma il segnale più importante lo ha una sera quando, osservando attentamente i comportamenti di sua figlia,vede la piccola guardarsi allo specchio e misurarsi ogni centimetro del suo corpo per testarlo e cercare la presenza di grasso.

Anna guarda il suo riflesso e non vede la reale versione di se stessa, ma una versione alterata; è convinta di essere “grassa“, di avere dei chili di troppo, quando la realtà dei fatti è che quel suo corpo si fa sempre più esile e gracile e tutti i suoi vestiti le vanno larghi. Ecco perchè in lei scatta la volontà di dimagrire, ma lo fa nel peggiore dei modi, infatti rinuncia a mangiare qualsiasi cosa le si presenti davanti, preferisce il digiuno. 

Studi confermano che già tra i bambini dell’età di Anna compaiono i primi sintomi di anoressia, tra cui questo chiamato “dispercezione corporea” ossia il vedere una visione alterata di sè.

Intervenire prima che questa malattia si cronicizzi è possibile, ma quanti genitori se ne accorgono? Sono molteplici le cause di questo fenomeno, un esempio super attuale è la divulgazione sui media di un’immagine della donna sempre più idealizzata, con canoni che ricercano la “perfezione assoluta” ed esaltano corpi magri senza un’imperfezione o un filo di grasso, palesemente un’immagine falsa che non può esistere ma che molti invece credono sia la realtà. Non a caso i soggetti più colpiti da disturbi alimentari, in questo caso l’anoressia, sono le donne, a partire dalle bambine. Al giorno d’oggi, purtroppo, gli strumenti tecnologici sono a disposizione di tutti e vengono messi fin da subito in mano ai bambini e ragazzini e la conseguenza di ciò è il loro imbattersi nella visione di queste immagini sui social media. Le bambine passano ore ad osservare il corpo di queste ragazze, convincendosi che quello sia il corpo perfetto ed in quel momento stesso decidono che devono diventare come loro a tutti i costi, non sapendo che dietro a quella foto ci sono modifiche su modifiche, restringimento della vita, dei fianchi, delle cosce, ritocchi sul viso per renderlo più armonioso, insomma la falsità.

Ridurre l’utilizzo dei social in età precoce può essere un punto di partenza per porre fine a questo fenomeno? Un piccolissimo passo, ma sicuramente sì. C’è da dire però che le cause che scatenano lo sviluppo di tale malattia non dipendono esclusivamente da questo, ma anche da tanti altri motivi: familiari, culturali, sociali, psicologici, genetici-biologici. Si tratta insomma di una malattia molto complessa, da non trattare con superficialità. La società in cui viviamo e le interazioni sociali ci fanno capire che spesso questo argomento viene trattato alla leggera. Quante volte è capitato che ad una persona magra di costituzione, consapevole di stare bene di salute, sia stata detta la frase :”Sembri anoressica, ma mangi? Quanto sei magra!”? Tantissime. Questo perchè la gente manca di tatto e sottovaluta la gravità di questa patologia ignorando a volte il vero significato di quella parola. Forse, prima di tutto, dovremmo partire da qui, dovremmo dosare le parole e conoscere, informarci, leggere queste storie per capire che questa è una malattia vera e propria, perchè se si conoscesse la gravità dei disturbi alimentari, queste frasi stupide non verrebbero pronunciate e l’attenzione su tale problema sarebbe più alta.

MILENA ANGELILLO