Trebisacce-30/04/2022:   BASTA ALLA RASSEGNAZIONE  

                            

Burgo Raffaele

             

     BASTA ALLA RASSEGNAZIONE  

 

Desideriamo ritornare sulla questione dell’Ospedale di Trebisacce, in quanto sembra sia calato un silenzio assordante su un problema che, al contrario, dovrebbe interessare tutti.

Le elezioni amministrative sono imminenti ma, stranamente, non ci sono ancora le ennesime promesse che riguardano il Chidichimo.

Nei cittadini c’è inquietudine perché senza l’Ospedale l’Alto Jonio è sempre più povero, un territorio senza bussola per quanto riguarda la tutela della salute.

E non mancano gli interrogativi: davvero l’Ospedale di Trebisacce è un “ammalato terminale” per il quale non vale la pena di fare qualche tentativo di “accanimento terapeutico” per mantenerlo in vita o ci sarà stata anche qualche forma di “eutanasìa”?

E già, perché, si dice, che non siano mancati coloro che, forse illudendosi di rimanere sempre immuni da malattie e confidando nella protezione dei Santi Cosma e Damiano, hanno fatto sempre spallucce ad ogni campanello d’allarme per le incerte sorti del nostro Ospedale.

E, da anni, è in gioco la salvaguardia della salute dei cittadini.

Nell’Alto Jonio è stato annullato l’art. 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività”

E’ necessario che questa amara vicenda faccia sorgere nell’Alto Jonio nuove frontiere: un salto di qualità capace di trovare un terreno comune di lotta per rivendicare i propri diritti.

E’ necessaria una rivoluzione culturale, capace di organizzare una rete ove accogliere le specificità di ciascuno in un progetto comune.

Non c’è più posto per slogan, per vaghe promesse populiste.

Non piace più una Trebisacce ed un Alto Jonio senza rabbia, con cittadini plagiati, con istituzioni passive.

Da oggi in poi la vera identità del comprensorio non dovrà essere rappresentata dalla storia passata, ma se mai dal suo futuro, da ciò che tutta la comunità sarà capace di fare.

I cittadini non dovranno più avere timore reverenziale nei confronti del potere arrogante, ma dovranno reclamare con forza il potere autentico, vero, il potere come servizio per il bene comune.

E non dovranno farsi illusioni quanti pensano di trovare, sempre e comunque, nell’Alto Jonio cittadini elettori in genuflessione, con il cappello in mano, perché non ci sarà più posto per politici maneggioni, per coloro che, durante le tornate elettorali, percorrono in lungo e in largo le nostre contrade e, poi, non si fanno più vedere, sicuri che nel “serbatoio” dell’Alto Jonio possono sempre raccogliere senza avere seminato perché il loro legame con il nostro territorio è sempre stato ed è epidermico.

Non dovrà più esserci posto per i politici che, come le civette di Minerva, si presentano quando il sole tramonta, cioè si fanno vedere, e non sempre, quando tutto è concluso negativamente.

Sono sempre in anticipo prima delle elezioni, promettono con disinvoltura, si dichiarano disponibili, fanno credere che tutto è possibile, anche l’impossibile, ma poi sono sempre assenti quando i problemi concreti emergono.

Un solo linguaggio, una voce corale che dovrà essere percepita con chiarezza a tutti i livelli. Che non dovrà risuonare in una valle senza eco, ma che dovrà giungere “nelle stanze dei bottoni”.

Si dovrà lanciare, finalmente, un messaggio vero e concreto: si saprà distinguere chi merita gli applausi e chi, invece, le uova marce, chi è ronzino e chi purosangue.

Non è più tempo del “tirare a campare”, del “mi faccio i fatti miei”.

Alto Jonio, come una grande comune “agorà”, con la convinzione della necessità di una nuova cultura della partecipazione attiva, dell’impegno, della solidarietà per superare le barriere che dividono.

Non più sparpagliati, ma cittadini uniti e “scomodi” per tutti.

E, come scriveva il difensore civico Alberto Bertuzzi: “ il mestiere di cittadino è un mestiere difficile e il cittadino vero è un cittadino “scomodo”, però scomodo ai disonesti, la quale cosa, in democrazia, è un obiettivo da perseguire”.

Queste nostre riflessioni lasciano il tempo che trovano ed a Trebisacce tutto rimarrà come prima?

Sarebbe un fallimento per tutti!

RAFFAELE BURGO