Trebisacce-11/07/2022: ABORTO: QUANTA STRADA ANCORA C’E’ DA FARE?

                     

      ABORTO: QUANTA STRADA ANCORA C’E’ DA FARE?

 

Sembrava un argomento già discusso abbastanza negli anni, di cui non fosse più necessario scatenare polemiche e disaccordi in quanto diritto “umano“.

Così non è stato negli Stati Uniti dove la Corte Suprema ha abolito la sentenza sul diritto all’aborto. A seguire numerosissime manifestazioni di protesta e prese di posizioni dei più grandi esponenti della politica, sport e cultura. Un notizia alquanto sconvolgente, che riporta indietro nel tempo, lasciando il presente e il futuro nel buio.

In seguito a ciò, osserviamo uno spiraglio di luce dall’altra sponda, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione a sostegno dell’aborto, chiedendo che quest’ultimo venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Un segnale importante, che magari potrebbe dare una “scossa” agli Stati Uniti e non solo.

Infatti, nella risoluzione viene espressa estrema solidarietà e vicinanza a tutte le donne negli Stati Uniti, con la speranza in una promozione del diritto. Un gesto solidale che ha come obiettivo la libertà di scelta della donna e che può fare grande rumore a livello globale.  Nulla ancora è effettivo affinchè non viene applicata, ma è già un passo avanti. Ma quali sarebbero le conseguenze di questa “svolta“? I Paesi membri garantirebbero l’aborto in luoghi sicuri, legali e soprattutto “gratuiti“, con assistenza e servizi adatti a tutti, soprattutto ai più giovani, al trattamento e sostegno nella lotta contro l’hiv, senza alcuna discriminazione. Leggendo questo, si immagina quasi un mondo ideale. In Italia l’aborto è legale, ma è gravemente compromesso da un forte conservatorismo o obiezione di coscienza.

Quasi il 70% dei ginecologi italiani è obiettore di coscienza. Dati spaventosi. Dunque, affinchè in Italia si possa godere liberamente di questo diritto, senza pregiudizi vari, la strada è ancora lunga. Fare leva sul senso di colpa e sulla fragilità della donna che vive un momento così importante è un modo per sottolineare che quello che sta facendo è sbagliato. Giudicare una scelta così delicata vuol dire mettere in discussione un diritto. Sono ancora moltissime le posizioni ottuse.

Fortunatamente,  questi pregiudizi rimangono “in aria” perchè nel nostro Paese non esiste alcun tipo di sussidio in grado di costringere una donna a portare avanti una gravidanza indesiderata. Un problema “morale” sul piano privato, “politico” su quello collettivo. Dovrebbe semplicemente essere considerato un servizio medico, non un problema morale e politico. Ogni Stato dovrebbe appoggiare  l’interruzione volontaria di gravidanza secondo le norme lasciando alle donne la facoltà di scegliere sulla base delle proprie convinzioni . In tal modo, lo Stato adempirebbe al suo compito, quello di garantire la tutela dell’incolumità fisica dell’individuo, impedendo il ricorso a sistemi illegali e pericolosi. Infatti, nei Paesi in cui l’aborto non è legale, moltissime donne rischiano di perdere o perdono la vita provocando l’aborto illegalmente, attraverso pratiche di aborto clandestine, pericolosissime per la loro salute. Qualcosa di inquietante al solo pensiero. Sono tanti i motivi per cui una donna decide di ricorrere all’aborto, e ognuno di noi dovrebbe avere la delicatezza di rispettarli.

I diritti delle donne sono inalienabili e non possono essere aboliti o indeboliti“.

MILENA ANGELILLO